PERSISTENZA DELL'OBLIO
Felipe Benìtez Reyes
Ricordo una città come ricordo un corpo.
Calava la luce ormai sulle strade
e calava sul tuo corpo
- in un hotel oscuro, o in non so
che camera senza mobili di non so
quale città - la luce agonizzante
di candele accese.
Un tremore
di candele, o un tremore di alberi,
nell'autunno succedeva - non lo so -
nella città che non ricordo
- ed era quella smemorata sensazione
di esser stato lì, ignoro dove,
con qualcuno che non so,
forse nella città che sempre dimentico.
Forse era la pioggia: il mio passato
occupa uno scenario di strade desolate.
Senza dubbio era la pioggia battente
sui vetri di un taxi, con qualcuno al mio fianco,
con qualcuno che ha perduto
i suoi lineamenti nel tempo.
O ero io
- non lo so - forse io stesso
riflesso sui vetri bagnati dalla pioggia.
Forse era un'estate, non ricordo
ed era un'altra città quella che adesso dimentico.
Una città con bar accanto al mare,
dove non eri mai.
Non so bene
che città era quella in cui la luce
aveva l'apparenza di un fiore bruciato,
ma le tue mani fredde erano nelle mie,
forse in qualche cinema con palchi d'oro vecchio,
nella sua calda oscurità.
Una città
si vive come un corpo,
si dimentica.
Possibilmente
adesso evoco città che sono esistite
a fianco di quei corpi che sono esistiti
in città che esistono forse nell'oblio.
Che devono esistere, ma non so.
(Traduzione dallo Spagnolo di Alessandro Ghignoli)
Felipe Benìtez Reyes è nato a Rota (Càdiz) nel 1960. Poeta, romanziere, saggista è stato direttore delle riviste letterarie "Fin de Siglo", "El Libro Andaluz" e "Renacimiento", e
collabora attualmente con varie testate giornalistiche. Il testo pubblicato è tratto dalla raccolta Simmetria e altre poesie (Edizioni Via del Vento, Pistoia 2004).
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