LE GRANDI LEZIONI DEL BIZZARRO FOURIER

 

Leandro Konder

 

Esattamente duecento anni fa, a Lione, in Francia, un collaboratore del Bulletin de Lyon, di nome Charles Fourier, cominciò a esporre per iscritto le sue idee a proposito dell'universo e della società umana.
Fourier era un uomo frustrato. Voleva diventare ingegnere, ma la scuola di Ingegneria, a quell'epoca, era riservata ai nobili. Odiava il commercio, professione del padre, che però fu l'unico mestiere che gli venne insegnato. Non sopportava il cattolicesimo, ma evitava ogni tipo di conflitto con la madre, che era molto cattolica.
Secondo Fourier, gli astri nel firmamento erano sessuati e copulavano costantemente gli uni con gli altri, attraverso dei "getti aromatici". Tanto gli astri quanto gli uomini erano governati dalla Legge dell'Attrazione Universale.
Più specificamente, gli esseri umani erano mossi da tredici "passioni radicali". Nel futuro, tutte le passioni radicali sarebbero state liberate, equilibrandosi le une con le altre. Il futuro (l' "Armonia") era minacciato dall'attuale sistema (la "Civilizzazione"), che si rifiutava di uscire di scena.
Come superare la "Civilizzazione"? Fourier scartava il percorso rivoluzionario. Proponeva un esperimento: riunire 1.620 persone selezionate, che costituissero una nuova comunità (il "falanstereo"), che sarebbe stato l'embrione di una nuova società.
Compiuta la transizione, tutti avrebbero imitato il nuovo sistema. Dopo quindici generazioni, gli esseri umani si sarebbero modificati anche fisicamente. Avrebbero visto nell'oscurità, respirato sott'acqua e avrebbero avuto una possente coda per il prolungamento del coccige.
Fourier inviò una copia del suo primo libro all'imperatore Napoleone. La polizia lo intercettò, prese l'autore, ma lo rilasciò subito, considerandolo un "pazzo inoffensivo".
Oggi più che mai, l'immagine di Fourier che predomina è quella che era stata formulata dalla polizia francese, duecento anni prima. Molta gente, influenzata dal clima spirituale del post-modernismo, oppressa dal neoliberismo, impregnata di utilitarismo, riduce Fourier a "follia" pura e semplice.
È chiaro che non si può riproporre ora il sogno di Fourier e trasformarlo in un programma politico. Però il suo pensiero, per quanto fantastico sia, per stupefacente che ci sembri nella sua bizzarria, contiene previsioni, denunce e proposte affascinanti.
Duecento anni fa, egli denunciava i gravi danni che la speculazione edilizia stava facendo nelle città. Raccomandava, con genuino spirito ecologico, che gli uomini non pensassero soltanto a dominare la natura, ma si alleassero a lei.
Previde la costruzione di satelliti artificiali attorno alla Terra. Insistette che non si obbligasse mai un essere umano a fare la stessa attività per più di due ore consecutive, perché ciò avrebbe contrastato una delle passioni radicali: la passione di cambiare, di "svolazzare".
Duecento anni fa, criticò il sistema educativo, accusandolo di spingere i bambini - e soprattutto le bambine - all'obbedienza passiva e alla docilità. Sosteneva che nel "falanstereo" i professori avrebbero interferito il minimo possibile, lasciando i bambini più a loro stessi, i più giovani che imitavano i più grandi.
Inoltre, Fourier criticò aspramente l'istituzione del matrimonio monogamico, che sanciva l'oppressione e lo sfruttamento delle donne, da parte degli uomini. Solidale con le vittime, applaudiva i loro atti di ribellione, giustificando persino il cosiddetto tradimento coniugale. In difesa dell'adulterio, scrisse un testo esilarante, descrivendo settantasei tipi di corna.
Questo passaggio dell'opera di Fourier è, a mio dire, uno dei più stupefacenti della Storia della Filosofia in generale. Il pensatore si è schierato in difesa delle donne, attaccando i mariti. Egli deride il cornuto malaticcio, quello che viaggia molto, il cornuto politico (che si allea con uno degli amanti contro gli altri), il cornuto distratto, ecc.
È un passaggio che non aggiunge nulla alle argomentazioni contro il matrimonio, ma che però rivela nel vecchio Fourier la passione "cabalistica" scatenata, in tutta la sua veemenza, con tutta la forza del suo sarcasmo.
Cosa direbbe il poliziotto che lo definì un "pazzo inoffensivo", se sapesse che nel maggio 1968 gli studenti francesi sconvolsero le università in nome di Fourier?
Immagino Fourier reincarnato (egli credeva nella reincarnazione) in uno di quegli agitatori del "Quartier Latin", che affronta una guardia, gridando all'autorità: "Pazzo, forse. Inoffensivo, mai!"


(Traduzione di Julio Monteiro Martins insieme ai suoi studenti dell'Università di Pisa: Lorenzo Tamburini, Marco Merlini, Chiara Zucconi, Alessandra Pescaglini, Francesca Renda, Leonora Milani, Annalisa Carbonella e Simona Giannaca)







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