Speciale: IMMAGINI E VERSI

Perché non sono un pittore

Perché non sono un pittore di Frank O'Hara sembra inizialmente una poesia sulla differenza tra pittura e poesia, ma a poco a poco scopriamo che riguarda soprattutto i punti di contatto tra le due arti. Il quadro ruota principalmente intorno a una parola, mentre il punto di partenza della poesia è un'immagine. Il pittore può rappresentare le sardine, mentre il poeta può soltanto cominciare a parlare dell'arancio. Ma la poesia gioca sulle ambiguità tra parola e immagine, poiché la parola SARDINE è anche immagine, mentre l'arancio è un colore (o un frutto), cioè un'immagine che si trasforma in parole. In entrambi i casi il poeta e il pittore combinano rappresentazione e astrazione. Cominciano dal concetto di oggetto, ma mentre il pittore ha bisogno di rendere la parola astratta in semplici lettere, il poeta scrive per giorni senza mai menzionare la l'arancio. Sia il poeta che il pittore devono negoziare tra gli aspetti formali della propria opera e il tema della stessa. Quando al pittore viene chieso di parlare del suo quadro, lo fa in termini di struttura, di disposizione formale: "lì ci mancava qualcosa". Allo stesso modo il poeta si concentra sul medium del linguaggio - parole, non versi, pagine di parole e infine prosa - per comunicare "quanto sia terribile l'arancio / e la vita". Sia il poeta che il pittore, si muovono perciò tra la rappresentazione dell'oggetto e l'organizzazione strutturale del loro materiale. E in entrambi i casi l'argomento di partenza risulta essere ben diverso dal contenuto risultante. È essenziale qui il processo creativo, che non si pone degli obiettivi a priori. Sebbene poeta e pittore abbiano un punto di partenza, non vi è nulla di predeteminato; si tratta di un processo di improvvisazione, di continuo cambiamento per cui il prodotto sta nel processo. Mentre Mike Goldberg deve toogliere cose dal quadro ("era troppo pieno"), O'Hara può solo scrivere la poesia non parlando direttamente dell'arancio. Inoltre, lo sviluppo di poesia e quadro sono interdipendenti: l'interazione artistica e sociale tra i due promuove lo scambio semiotico. La poesia sottolinea la natura altamente collaborativa e intertestuale del processo creativo. Paradossalmente, costruire una poesia o un quadro può significare spezzare o sovvertire le sue componenti individuali. Nel quadro la parola si trasforma in lettere singole, mentre la poesia si trasforma in prosa. La stessa poesia dimostra l'interdipendenza tra il modello astratto e quello figurativo. Gli elementi concreti "figurativi" della poesia (la domanda iniziale, la situazione di reale colloquio tra poeta e pittore) non trovano un'adeguata concretezza nel senso ultimo del testo poetico. Il lettore, in pratica, non trova una risposta definita al fatto che O'Hara benché lo desideri, non sia un pittore. Il lettore, viceversa, è fatto partecipe del processo e della organizzazione strutturale della poesia, in un movimento dialettico tra differenza e similarità, in una sensazione quasi fisica di non riuscire a tenere la poesia (ma vale anche per il quadro) in una posizione definita.

Adattato da H. Smith, Hyperscapes in the Poetry of Frank O'Hara: Difference/Homosexuality/Topography. Liverpool University Press, 2000.


PERCHÉ NON SONO UN PITTORE

Frank O'Hara

 

Non sono pittore, sono poeta.
Perché? Forse preferirei essere
pittore, ma non lo sono.

Ad esempio, Mike Goldberg
sta iniziando un quadro. Vado a trovarlo
"Siediti e bevi qualcosa" dice
Bevo, beviamo. Guardo
in alto. "Ci hai scritto SARDINE."
"Sì, lì ci mancava qualcosa."
"Ah." Me ne vado, passano i giorni
e ritorno. Il quadro
va avanti; me ne vado, passano
i giorni. Ritorno. Il quadro è
finito. "Dov'è SARDINE?"
Resta solo qualche
lettera, "era troppo pieno," dice Mike.

E io? Un giorno penso a
un colore: l'arancio. Scrivo un verso
sull'arancio. Ben presto diventa
una pagina di parole, non di versi.
Poi un'altra pagina. Ci dovrebbe
essere molto di più, non d'arancio, ma di
parole, su quanto sia terribile l'arancio
e la vita. Passano i giorni. È perfino in
prosa, sono un vero poeta. La poesia
è finita e non ho ancora nominato
l'arancio. Sono dodici poesie, le chiamo
ARANCE. E un giorno in una galleria
vedo il quadro di Mike intitolato SARDINE
.

(traduzione di Andrea Sirotti)

In lingua originale:

WHY I AM NOT A PAINTER

Frank O'Hara

 

I am not a painter, I am a poet.
Why? I think I would rather be
a painter, but I am not. Well,

for instance, Mike Goldberg
is starting a painting. I drop in
"Sit down and have a drink" he
says. I drink; we drink. I look
up. "You have SARDINES in it."
"Yes, it needed something there."
"Oh." I go and the days go by
and I drop in again. The painting
is going on, and I go, and the days
go by. I drop in. The painting is
finished. "Where's SARDINES?"
All that's left is just
letters, "It was too much," Mike says.

But me? One day I am thinking of
a color; orange. I write a line
about orange. Pretty soon it is a
whole page of words, not lines.
Then another page. There should be
so much more, not of orange, of
words, of how terrible orange is
and life. Days go by. It is even in
prose, I am a real poet. My poem
is finished and I haven't mentioned
orange yet. It's twelve poems, I call
it ORANGES. And one day in a gallery
I see Mike's painting, called SARDINES
.


FRANK O'HARA (1926-66) nacque a Baltimora da una famiglia cattolica. Dopo il servizio in marina durante la guerra, studiò musica e storia dell’arte. Nel 1951 si impiegò a New York presso il Museo di Arte Moderna. Da allora partecipò da protagonista alla scena artistico-letteraria newyorkese, stringendo amicizia coi maggiori esponenti dell’espressionismo astratto. I suoi testi sono influenzati da Whitman e dalle avanguardie europee. O’Hara condivise con gli artisti del tempo l’idea che l’arte stesse più nel processo che nel prodotto, e molte delle sue poesie si configurano come veri e propri “resoconti metapoetici” basati su frammenti e ritagli della sua disordinata esistenza quotidiana: incontri casuali, amori, commenti su dipinti, film e notizie di attualità. O’Hara morì tragicamente nell’estate del 1966, a soli quarant’anni, investito da un dune buggy mentre si trovava sulla spiaggia di Fire Island.

MICHAEL GOLDBERG, nato a New York nel 1924, è stato un'esponente dell'espressionismo astratto newyorkese ai tempi in cui O'Hara lavorava al MOMA di New York.


        
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