QUIRINO
-
l’imprevisto non è previsto -
Renata
Galasso
L’unico
avvenimento della sua vita, che non si verificò secondo
le previsioni, fu la sua nascita: nacque di otto mesi e sotto
peso; nonostante questo sopravvisse e da allora in poi non
lasciò più niente al caso, tutto fu regolarmente
programmato ed attuato.
Non fu cosa di poco conto però, spesso le circostanze
erano avverse e Quirino doveva faticare per rispettare sia le
scadenze, che i livelli da raggiungere.
Non dimentichiamo però che la giovane età è sempre
un ostacolo al rapido consolidamento del carattere e anche per
Quirino ci furono esitazioni e scompensi.
A dieci anni ci si mise la difterite, lunga e dolorosa, allora
il vaccino non c’era.
La malattia lo costrinse all’isolamento in ospedale e così perse
un anno di scuola.
Questo ritardo fu ampiamente recuperato più tardi, per
il momento Quirino lo visse con noncuranza, era ancora elastico
e possibilista.
In fondo aveva appena cominciato a saggiare le sue qualità di
programmatore in erba: la collezione di francobolli era un’ottima
palestra.
Bisognava scegliere un ambito da coltivare, programmare gli acquisti
in base alle risorse, ancora limitate, farsi gli album adatti
alle sue esigenze, perché quelli in commercio non si addicevano
al suo modo di intendere la collezione.
Questa attività lo assorbiva e lo appagava: non bisogna
dimenticare che i francobolli hanno la rara virtù di tacere
sempre, di non ribellarsi alla collocazione scelta nell’album,
né ad eventuali trasferimenti,insomma sono degli ottimi
compagni di vita.
“
Meraviglioso, pensava Quirino, sta tutto nelle mie mani. Non
devo chiedergli neanche il permesso: basta che li prenda piano,
con delicatezza, in modo che la pinzetta non gli rompa i denti,
né gli procuri pieghe: giammai! Il loro valore ne sarebbe
compromesso. “
Ogni tanto ne prendeva uno per saggiarne la filigrana: con la
pinzetta lo metteva controluce verso la lampada della sua scrivania,
con un lapis ultrasottile ne segnava il prezzo sul catalogo raccoglitore
e poi passava ad un altro.
Era giovane, Quirino, ma già scrupoloso ed attento a non
danneggiare la fonte dei suoi primi guadagni.
Per fortuna con la giovinezza arrivano i primi amori,le ragazze,
le cottarelle ed anche qualcosa di più: Quirino cominciò a
trascurare i suoi francobolli, ma non per questo si lasciò andare
alla spensieratezza dissennata.
Innamorarsi va bene, siamo giovani, ma è importante anche
programmare il futuro.
E così fece, tanto il suo bisogno di affetto era già stato
appagato dall’amore per una sua coetanea, sensibile e sottomessa,
che era già stata allenata all’ubbidienza da un
padre autoritario.
Quirino se la era vista presentare da un suo amico e da quel
momento tutto il suo domani era stato pianificato attorno alla
dolce fanciulla che risultava l’elemento adatto allo scopo.
Gli mancavano ancora tre anni di università per giungere
alla laurea, ma questo non fu un ostacolo.
Quirino progettò così il suo anno-tipo: da ottobre
a giugno si seguono le lezioni all’università e
si fanno lavoretti a ore; da giugno a ottobre, niente ferie,
si lavora di notte al mercato ortofrutticolo e di giorni si studia
e si va in Biblioteca.-
E lei? Sta con lui, che diamine!, quando c’è da
studiare.
La notte, quando lui lavora, può anche dormire e di pomeriggio
in Biblioteca, sempre con lui, a fare ricerche.
Le vacanze possono aspettare.
Così Quirino arrivò alla laurea e pensò di
sposarsi.
Anche lei lavorava, così lui decise che poteva bastare
uno stipendio solo per vivere: quello di sua moglie, che era
superiore, si sarebbe risparmiato, anzi si sarebbe messo in banca
all’inizio del mese, per evitare le tentazioni di spenderlo,
per la vita quotidiana sarebbe bastato il suo, di supplente temporaneo,
e così fu.
Per rientrare nel bilancio di previsione, la prima voce da tenere
sotto controllo fu il riscaldamento: in fondo erano giovani,
un golf in più addosso e via!
Il mangiare? Uova e scatolette di pezzettini di tonno; pizze
e ristorante con gli amici, massimo una volta al mese, ma senza
esagerare.
A lei vennero i geloni alle mani, ma non era un problema, si
sarebbe fortificata.
Alla fine del primo inverno erano stati tanto bravi che avanzò anche
del combustibile,acquistato in blocco all’inizio dell’inverno
per risparmiare, così Quirino lo rivendette a degli amici
.
Cambiarono città, vennero i figli e così le spese
aumentarono, ma Quirino preparava il menù in anticipo
per tutta la settimana e non si sgarrava : prendeva i volantini
delle offerte speciali della settimana, segnava i prodotti che
facevano alla bisogna e li acquistava. Quando c’era l’offerta
per il parmigiano, ne faceva provvista ,ma lo razionava fino
all’ offerta del mese dopo.
A lei il parmigiano non piaceva, ma ai bambini sì ed allora
erano lotte quotidiane per far durare la scorta fino al prossimo
acquisto.
Un'altra fonte destabilizzante era il consumo dell’automobile:
la benzina si poteva pianificare, ma non i guasti e quelli capitavano
tra capo e collo, proprio quando non erano previsti e Quirino
entrava in confusione: quel mese il bilancio non sarebbe stato
in pareggio .
La macchina era una sola, quindi lei la poteva usare solo quando
non serviva a lui e doveva cercare di stare nel budget: non più di
18 Km a litro.
Lui , per rientrare nelle previsioni, sfruttava tutte le discese
, i falsi piani, metteva il cambio a folle, non superava gli
80 Km all’ora sull’autostrada e se c’era un
camion, ci si accodava, non sempre a distanza di sicurezza, per
sfruttare la scia del veicolo ed eliminare l’attrito con
l’aria, altra fonte di consumo per il veicolo.
Lei no, non era così accorta: si dimenticava di mettere
a folle nelle discese, arrivava a 100 Km all’ora nei sorpassi
e se ne fregava dei camion che sorpassava allegramente.
E poi frenava troppo: vuoi mettere quanto consuma la macchina dopo ogni frenata
per riprendere la velocità?
Quirino aveva pianificato tutto molto bene e quello che non riusciva a gestire,
prima o poi lo neutralizzava: non gli occorreva poi tanto a tagliare qualche
spesa superflua, bastava far capire alla moglie che se si andava di quel passo,
non avrebbero potuto permettersi il cinema mensile e allora lei si regolava nei
chilometri.
Quando non ce la fece più a fare lui personalmente la spesa, perché la
sua sede di lavoro era lontana, lasciò alla moglie il compito di farlo,
ma solo su sue precise indicazioni: la mattina le faceva trovare, accanto alla
tazza della colazione, la lista delle cose che mancavano a casa, la quantità che
ne serviva e il prezzo, lei provvedeva.
Non dovete credere che Quirino fosse poi così tirchio come può sembrare:
lo faceva per il bene di tutta la famiglia. In fondo il risparmio era a beneficio
di tutti o almeno lo sarebbe stato: per ora si risparmiava e basta.
Tutto questo rientrava nella necessità di programmare le cose giuste al
momento giusto: per Quirino era fonte di ansia pensare che le cose fossero lasciate
al caso.
“
Ordine, ci vuole: ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa, così si
può trovare quello che si cerca anche al buio”. Era uno dei suoi
insegnamenti preferiti, rivolto al figlio o a chi gli impediva di gestire la
vita come voleva lui.
Non si può dire che la vita fosse solo lavoro,no, Quirino amava anche
i viaggi e questo era una bella cosa.
Aveva comprato un camper, usato, con cui girare ,ma spesso si rompeva, di preferenza
all’estero, soprattutto nei giorni di festa.
Questo lo mandava nel panico più totale, trasformando la vacanza in un
vero e proprio incubo.
E magari ci fosse stato solo questo! No, anche in vacanza c’erano programmi
da rispettare,sia chilometrici che di tempo e di cose da vedere:
Occorreva ammortizzare la spesa, programmando quanti musei, chiese e opere d’arte
si potessero vedere in un giorno, in modo da sfruttare al massimo la cifra spesa.
Arrivò al suo capolavoro per le nozze d’argento.
“
Andiamo a Venezia, disse, prenotiamo l’albergo e vediamo la città”
Tutto doveva svolgersi nell’arco di 36 ore, una notte a Venezia era più che
sufficiente, visto quanto costava l’albergo, quindi partire presto ,alle
6, prendere il treno diretto a Venezia, arrivare alle 9,30; alle 10 in albergo
per posare le valigie e alle 10,30 si comincia il giro: Museo Correr, Basilica
di San Marco, pausa panino, Accademia e Museo Guggeneim, più giro turistico
al ghetto ebraico e cena .
Lei si addormentò all’Accademia davanti a un Perugino, o era Giorgione?
Le tele Rinascimentali le si sovrapponevano nella mente ad opere di arte contemporanea…
Era sempre più stremata, mentre cercavano il ristorante nel buio di Cannaregio.
Eppure avrebbe dovuto intuirlo quello che la aspettava, lo conosceva da più di
25 anni…e anche se non fosse bastata l’esperienza, avrebbe dovuto
farle aprire gli occhi la frase di suo marito sul traghetto che quella mattina
dalla stazione li portava all’albergo:”Sono già le 10,30,
siamo di mezz’ora in ritardo rispettto al programma “
Passarono ancora alcuni anni e Quirino continuava a programmare: l’oggetto
di tutte le sue cure era soprattutto la collezione di francobolli, in fondo era
docile, malleabile,non protestava e si adeguava alla sua gestione e supervisione,
senza mettere ostacoli sul cammino da lui precostituito con lungimiranza.
Alla fine qualcosa sfuggì al suo controllo; come dice la poesia di Brecht
? “Attento generale, chi manovra il cannone è un uomo e l’uomo
può pensare”…
Attento Quirino, tua moglie è un essere umano e può pensare e decidere
di agire, deviando dalla rotta segnata.
Fu così che Quirino si trovò una bella richiesta di separazione
e per lui fu una sorpresa:” Come, a tal punto giunge l’ingratitudine
delle donne? Ma se avevo pensato tutto per il suo bene!”
Povero Quirino, nelle sue certezze non si era mai insinuato il dubbio che quello
che stava bene a lui, potesse non andare bene agli altri, a lei soprattutto.
Eppure lo sapeva che lei da 10 anni era depressa, che cercava di protestare,
senza esagerare però!
Forse avrebbe dovuto gridare invece di deprimersi.
Quando la moglie si era ammalata, gli antideprerssivi non erano a carico del
SSN, per cui ci fu un altro imprevisto nel bilancio familiare e così Quirino
cominciò a calcolare quanto se ne sarebbe andato in parcelle mediche e
medicine tutti i mesi
Piano piano la cura cominciò a funzionare e lei non si sentì più così incapace:
andò da un avvocato e cominciò la sua battaglia.
Ci mise mesi e mesi per arrivare a convincerlo a firmare la richiesta di separazione
consensuale .
Quirino questo proprio non l’aveva previsto, tutti i suoi progetti e i
suoi piani di investimento erano andati all’aria.
E mentre si avviava con la moglie dall’avvocato e faceva un po’ di
conti , all’improvviso le disse:”Fra tre anni pensi di chiedere il
divorzio?”
Lei rispose che per ora bisognava arrivare alla separazione, poi si sarebbe pensato
al resto.
“Sai,disse
Quirino, sarebbe meglio non chiederlo il divorzio, così se
muori tu prima di me, prendo la tua pensione di reversibilità e
se muoio io la prendi tu, sarebbe un peccato che dopo aver
versato tanti contributi, se ne avvantaggiasse lo Stato”.
Lei lo guardò stupefatta,rimase senza parole e poi disse
quieta:”Sì,caro”ed entrò dall’avvocato.
Renata
Galasso è nata ad Avellino, si è laureata
in Materie Letterarie presso l’Università di Salerno
e poi ha iniziato subito ad insegnare nelle scuole Medie e in
quelle Superiori .
Ha insegnato dapprima nella provincia di Brescia e poi si è trasferita
a San Casciano Val di Pesa dove tutt’ora abita.
Ha ripreso a scrivere da qualche anno, frequentando corsi di
scrittura creativa, ultimamente quelli organizzati dalla rivista
Semicerchio.
Dopo aver lasciato la scuola, si dedica attivamente al volontariato
nel carcere di Sollicciano a Firenze.
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