LA NEVE DI AHMED

 

Francesca Caminoli

 

(...) Arrivati alla stazione centrale, Walter è andato allo sportello e ha preso quattro biglietti per un posto che si chiama Chiavenna.
Siamo saliti ai binari con la scala mobile. Della scala mobile Zoran non aveva paura. Quando siamo arrivati in cima, abbiamo iniziato a scenderla al contrario. Lei ha mai provato, signor giudice? È divertente un casino. Ti sembra che qualcuno ti spinga indietro, ma se sei veloce e stai bene attento a dove metti i piedi, riesci a scendere lo stesso.

Tutti quelli che salivano ci guardavano schifati. “Permesso, permesso” dicevamo noi ridendo.
“ Che educazione” ha borbottato una signora, che noi non l’avevamo nemmeno sfiorata.
A un certo punto mi si è bloccato davanti uno, uno che avrà avuto pochi anni più di me, e ha allargato le braccia per non farmi passare.
“ Torna al tuo paese” mi ha detto.
“ Quale paese?” gli ho chiesto.
“ Sporco marocchino mi ha detto.
“ Ma vai via tu dal mio paese” gli ho detto.
Il tipo mi ha preso per il collo della giacca a vento ma Zoran, che era vicino a me, gli ha dato una spinta. Quello ha cominciato a cadere indietro addosso agli altri che salivano, allora ci siamo girati, siamo scappati di corsa su per la scala mobile e siamo andati veloci al treno. Walter sapeva già dove era.

Nei primi vagoni c’era un po’ di gente, così abbiamo camminato finché ne abbiamo trovato uno dove non c’era ancora nessuno.
“ Certo che marocchino un po’ lo sembri” ha detto Zoran.
“ Sì” ho detto, “perché quello non aveva visto bene te”.
“ MA io sono abituato a sentirmi dire sporco zingaro”.
Signor giudice, lei che è una persona che sa tutto, mi spiega perché quando la gente pensa che tu sia diverso ti dice sempre sporco. Io non la capisco proprio questa cosa. Intanto, per dirti sporco dovrebbero vederti magari le unghie, che a volte un po’ sporche ce le ho, oppure il collo tutto nero, ma è un po’ difficile da vedere se hai un giaccone come il mio, o devi essere proprio lurido e io non lo sono. E nemmeno Zoran lo è. E poi sporco non mi sembra la parola giusta, se proprio la vuoi usare per offendere. Cosa c’è di male a essere un po’ sporchi? Non mi sembra molto importante, signor giudice. Ma forse dicono sporco perché gli fanno più paura i microbi. (...)


(Brano tratto dal romanzo La neve di Ahmed, Il Grandevetro / Jaca Book, Milano, 2003)



Francesca Caminoli è nata a Lecco del 1948. Per molti anni giornalista a Milano, in quotidiani e periodici, si è poi trasferita a Lucca, dove ha fatto diversi lavori: traduzioni, uffici stampa, testi per depliant di aziende. Collabora con l’Associazione los Quinchos in Nicaragua, che si occupa di ragazzi di strada, e insegna L’Etica della Letteratura al Master di Scrittura Creativa della Scuola Sagarana, di Lucca.
Nel 1999 ha pubblicato Il giorno di Bajram, per la stessa casa editrice italiana, che poi è stato tradotto in serbo-croato dalla casa editrice Feministicka di Belgrado.



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