UN
GIUOCO MOLTO BELLO
Cesare
Zavattini
Voglio
insegnare ai poveri un giuoco molto bello.
Salite le scale con il passo del forestiero (quella volta rincaserete
più tardi del solito) e davanti al vostro uscio suonate
il campanello.
Vostra moglie correrà ad aprirvi, seguita dai figli. È un
po’ seria per il ritardo, tutti hanno fame.
–
Come mai? – domanda.
–
Buona sera, signora, – levatevi il cappello e assumete
un’aria dignitosa. – C’è il signor Zavattini?
–
Su, su, il lesso è già freddo...
–
Scusi, avrei bisogno di parlare con il signor Zavattini.
–
Cesare, andiamo, vuoi sempre giocare...
Non muovetevi e dite: – Evidentemente si tratta di un equivoco.
Scusi, signora...
Vostra moglie si volterà di scatto, vi guarderà con
gli occhi spalancati. – Perchè fai così?
Serio, state serio, e ripetete avviandovi giù per le scale: – Io
cercavo il signor Zavattini.
Si farà un gran silenzio, udrete solo il rumore dei vostri
passi.
Anche i bambini sono restati fermi. Vostra moglie vi raggiunge,
vi abbraccia: “Cesare, Cesare...”. Ha le lacrime
agli occhi, i bambini forse cominceranno a piangere. Scioglietevi
con delicatezza dall’abbraccio, allontanatevi mormorando: “È un
equivoco, cercavo il signor Zavattini”.
Rientrate in casa dopo una ventina di minuti fischiettando.
–
Ho tardato tanto perché il capo ufficio... – e raccontate
una bugia come nulla fosse avvenuto.
Vi
piace? Un mio amico a metà giuoco si mise a piangere.
(Tratto
da I poveri sono matti, Valentino Bompiani, Milano,
1937)
.
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