LA
QUESTIONE DELLA LINGUA
Giorgio
Manganelli
Sta
per nascere una nuova Questione della lingua, e non voglio
perdere tempo a mettermi in mezzo, forte della mia prolissa
incompetenza. Sul “Corriere della Sera” del 23
luglio [del 1980], Francesco Alberoni ha scritto, non senza
severità, che sarebbe ora di adottare in tutte le scuole,
a cominciare dalle materne, l’insegnamento di una seconda
lingua, che deve essere unica in tutto il mondo: ovviamente
l’inglese. Alberoni sostiene che “l’italiano
ha cessato di essere un veicolo di comunicazione universale
e sta diventando un dialetto europeo”. Potranno sopravvivere “grandi
aree linguistiche parlate da più nazionalità (o
imperi) come il francese, lo spagnolo, il russo, il cinese
e, forse, l’arabo”. Ma, per l’italiano, come
per il tedesco o il turco “non vi è alcuna possibilità di
sopravvivere neppure come area linguistica subalterna”.
Tutte queste parlate se ne staranno ai margini del “grande
flusso della civilizzazione”: parole dure, e duramente
scritte, così da sembrare tradotte in italiano dall’inglese,
da un traduttore che non legge il Boccaccio o l’Ariosto
da troppo tempo.
Sullo stesso giornale, il 25 luglio, ha replicato Tullio De Mauro
in un articolo, scritto in buon dialetto italiano, nel quale,
un po’ nervosamente, osserva che sarebbe già un
successo se l’italiano fosse un dialetto a casa nostra.
Pare che il 40 per cento degli italiani non abbia dimestichezza
con la nostra lingua. Non sarebbe bene cominciare da lì?
De Mauro ha le sue ragioni, ma il progressismo catastrofico di
Alberoni ha il suo fascino. Ho sempre desiderato discutere del
Grande Spirito con gli Esquimesi, e dell’Amore Divino e
Terrestre con i Ceremissi. Una volta o l’altra ci riusciremo.
Nel frattempo, vorrei commentare a vanvera questa idea che, me
ne rendo conto, ha una sua ragionevole e ragionata irragionevolezza.
La prima osservazione che mi vien naturale è che Alberoni
ha una idea troppo centrale della periferia. Se si prende tutto
il mondo, può non essere così chiaro che cosa sia
la periferia. Se il centro è New York, non è impossibile
che a livello galattico vi sia un altro Centro, poniamo, tra
i baschi. Nell’ottocento, un ecclesiastico danese indusse
molte persone pensose a imparare quella lingua piuttosto periferica:
erano gli anni in cui i romanzieri dialettali scrivevano in russo,
e magari in ucraino, libri decisivi. Poi, che vuol dire “dialetto”?
Vuol dire tarantella e danze sull’aia? In questo caso,
mi pare che l’inglese sia la lingua della “cultura” nel
senso universitario: ma quel che Alberoni chiama dialetto è il
linguaggio dell’esperienza, dei simboli ambigui, dell’occulto
e del polivalente. Alberoni ricorderà un articolo di Alberoni
su alcuni termini orientali per designare le ore della vita inquieta,
della vita calma, e della vita illuminata dalla gioia teoretica.
Si tratta di esperienze oscure e innegabili come tutte le esperienze
, e che si collocano e svelano solo in un sistema linguistico.
Certo, le lingue dei Galli sono morte, e il latino ha vinto;
ma anche il latino è morto, vinto da una costellazione
di dialetti.
Vi è infine una obiezione fatua ed essenziale: come ci
comportiamo nei sogni? L’inconscio è indifferente
alla seconda lingua; può impararne al più alcune
parole, che userà in modo approssimativo e sbandato. L’inconscio è rigorosamente
legato al “dialetto”, giacché è legato
all’esperienza e indifferente alla cultura. Si potrà dire
che il nostro serbatoio di sogni è retrogrado e inetto:
tuttavia è lì, e ogni notte ci manda i suoi fantasmi,
ci racconta le sue storie dai molti sensi o totalmente prive
di senso, ci fa incontrare i personaggi del nostro passato, talvolta
del nostro futuro, ci suggerisce la fantasia che la nostra vita
sia una favola forse priva di senso, ma indubbiamente dialettale.
Come gli scongiuri, le filastrocche, le parole che designano
la gioia teoretica, i sogni, tutti i sogni, sono indifferenti
al “grande flusso della civilizzazione”, e si occupano
d’altro.
(Tratto da Improvvisi per macchina da scrivere [sezione: 1973 – 1986],
Adelphi, Milano, 2003)
Precedente
Copertina
|