DICAS  
NUOVO DI ZECCA
L'ATTENZIONE ORIENTATA
LE TRE QUALITÀ
NATA INVANO
PIÙ ATTUALE CHE MAI
MARGARIDA DI SINCELEJO
I LAGER DEL PRESENTE
CONCETTO DI LIBERTÀ
LA MATERIA DI CUI SIAMO FATTI
LA FOLLA INFEROCITA
LA CACCIA ALLE STREGHE
LA MENTE IN QUESTE CONDIZIONI
PERSONAGGI IN ATTESA
IL LETTORE CORTÁZAR
L’EDITORE CHE RISPETTA L’AUTORE
IL CHIRURGO SPUDORATO
CONDANNATI ALLE GALEE
PIETÀ PER I LIBRI


NUOVO DI ZECCA

Nel suo Le regole dell’arte, Pierre Bourdieu afferma che quando un nuovo gruppo di scrittori si presenta al gioco letterario, deve per forza creare anche i suoi critici, editori, eventi, lettori e canali di divulgazione. Ciò che Bourdieu non dice, ma la storia letteraria lo conferma, è che devono creare anche i suoi bar e luoghi di incontri notturni. O sarà che, oggi come oggi, il virtuale è in grado di sostituire il reale in tutto e per tutto?



L'ATTENZIONE ORIENTATA

Giuseppe Pontiggia, l'autore di "Morte in banca", "Vita di uomini non illustri" e "Nati due volte", morto recentemente, così pensava sullo insegnamento della Scrittura creativa, al quale si è dedicato per tanti anni, a Milano: "Scrivere non si può insegnare, ma si può avvicinare: spiegando come il significato possa cambiare spostando una parola, si fa acquisire un certo tipo di sensibilità nei confronti della parola e della frase. Mostrando ad esempio come si costruisce un attacco narrativo, come l'hanno costruito grandi scrittori, si può realizzare un'attenzione orientata che è il massimo ottenibile da un corso di scrittura."



LE TRE QUALITÀ

Un commento di Saul Bellow nella sua Prefazione per la raccolta dei suoi saggi brevi “I conti tornano”: “Molti anni fa, leggendo il saggio di Tolstoj su Maupassant, rimasi colpito dal breve elenco delle qualità che Tolstoj considerava indispensabili per scrivere bene. Esse erano: uno stile trasparente, un fondamento morale – cioè una ferma posizione sulla questione del bene e del male – e infine l’attenzione. Applicandosi diligentemente, lo scrittore sarebbe riuscito a inculcare il dono dell’attenzione nei suoi lettori, sostituendo al mondo il suo mondo. Qui, determinazione e passione sono intercambiabili. Sull’argomento possiamo soltanto aggiungere che uno scrittore viene educato soprattutto dai suoi errori. E come severamente suggerisce Henry James nel suo romanzo breve Mezza età, nel momento in cui hai completato la tua educazione e appreso un lavoro, è probabile che tu ti accorga di non avere più tempo a disposizione.”



NATA INVANO

Clarice Lispector, nel suo libro La scoperta del mondo, una raccolta di crônicas, racconta la sua nascita: “Per ragioni che nè mia madre nè mio padre potevano controllare, nacqui e mi ritrovai così: nata.
Eppure ero stata predisposta per venire alla luce in un modo tanto bello. Mia madre stava già male e, per una superstizione piuttosto diffusa, si credeva che fare un figlio guarisse una donna dalla malattia. Allora sono stata deliberatamente concepita:con amore e con speranza. Solo che non guarii mia madre. E ancora oggi mi sento in colpa per questo: mi avevano fatta per uno scopo preciso, e ho fallito. Come se in trincea qualcuno contasse su di me e io disertassi. So che i miei genitori mi perdonarono il fatto di essere nata invano e aver disatteso quella loro grande speranza. Ma io non mi perdono. Mi piacerebbe che fosse semplicemente successo un miracolo: che fossi nata e avessi guarito mia madre. [...]"



PIÙ ATTUALE CHE MAI

La via di uscita offerta da Calvino nell’ultima parte di Le città invisibili, “L’inferno che abitiamo tutti i giorni”: “Cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.



MARGARIDA DI SINCELEJO

Margarida Chica Salas, la donna che ispirò lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez nella scrittura di Cronaca di una morte annunciata, è morta nella città caraibica di Sincelejo. Margarida aveva 78 anni e aveva suggerito a García Márquez il personaggio di Angela Vicario in quel romanzo pubblicato un anno dopo la consegna del premio Nobel per la Letteratura, nell’82. L'opera aveva avuto anche una trasposizione cinematografica tutta italiana, con la regia di Francesco Rosi e l'interpretazione di Ornella Muti.



I LAGER DEL PRESENTE

Federica Sossi, che insegna filosofia teoretica all’università di Bergamo, per anni si è occupata di lager nazisti e delle testimonianze dei sopravvissuti., ma nel suo libro più recente, Autobiografie negate: immigrati nei lager del presente (Manifestolibri, 2002), raccoglie una serie di racconti e testimonianze durante le sue visite ai Cpt (Centri di permanenza temporanea) istituiti dalla legge Turco-Napolitano del 1998, e che la nuova legge Bossi-Fini moltiplicherà di numero, allungando a 60 giorni il tempo della permanenza per i reclusi.
Cosa sono i Cpt ? L’autrice lo spiega attraverso il racconto delle vittime, dei migranti senza permesso di soggiorno, o con un permesso oramai scaduto, rinchiusi in questi luoghi o forse «non luoghi». Infatti non sono carceri, non sono centri di ospitalità, non sono ostelli, ma qualcosa d’altro, di indefinito. La Sossi ci racconta che qui finiscono uomini e donne che non hanno commesso reati se non quello di esistere e spostarsi. Sono luoghi di «scomparsa», nel senso che gli stranieri finiscono qui prima di essere espulsi. Non sono possibili le visite, nemmeno è prevista la nomina di un avvocato; anche per i giornalisti e per le associazioni umanitarie l’accesso è difficoltoso. Spesso sono situati nelle zone periferiche delle città, creati nel silenzio e silenziosamente operanti. Un racconto spaventoso nell’Italia del Duemila.



CONCETTO DI LIBERTÀ

Una storia brasiliana raccontata da Zélia Gattai, la moglie di Jorge Amado: In una piccola edizione della casa editrice Macunaìma, il poeta Vinícius de Moraes pubblicò un libro sul suo amico Pablo Neruda: Historia natural de Pablo Neruda ou A elegia que vem de longe (Storia naturale di Pablo Neruda, o l’elegia che viene da lontano).
Un bel giorno Vinícius se ne stava tranquillo a bere il suo whisky a casa di Calá e a ridere delle barzellette che il suo ospite – un maestro nel narrare storielle – gli raccontava, quando apparve un giornalista del “Jornal do Brasil” per intervistare il poeta sul libro appena uscito.
In quegli anni duri di censura e repressione le parole dovevano essere misurate. Il giornalista, non so se per ingenuità, gli faceva domande compromettenti. Lo stesso Vinícius era stato vittima della dittatura, aveva perso il suo posto di diplomatico dopo un dispaccio del presidente della Repubblica che diceva: “Mandate via quel vagabondo. Firmato: Artur da Costa e Silva”.
Da uomo esperto, Vinícius rispondeva evasivamente alle domande, finché il giovane giornalista decise di fargli la domanda definitiva:
“ Vinícius de Moraes: che cosa pensa della libertà?”
Vinícius non tentennò, rispose tranquillamente:
“ Per me la libertà è poter fare la cacca con la porta aperta”.



LA MATERIA DI CUI SIAMO FATTI

Una riflessione di Claudio Magris all’interno del suo Microcosmi: “Le differenze di grandezza e d’intelligenza fra gli uomini, sono in realtà millimetriche rispetto alla morte, al dolore, alla guerra – e all’incapacità anche per un genio di prevederla e di impedirla – , all’insonnia, alla miseria, al mal di denti”.



LA FOLLA INFEROCITA

Qualche settimana fa lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa è stato quasi linciato dal pubblico quando, nella Fiera del Libro di Bogotá, in Colombia, ha criticato severamente lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Márquez per la sua tradizionale amicizia ai cubani e a Fidel Castro in particolare. Per salvarsi la pelle dalla folla inferocita, Llosa è dovuto uscire in fretta da una porta laterale.



LA CACCIA ALLE STREGHE

L’attore statunitense Danny Glover, che ha recitato in diversi film di grande botteghino anche in Italia, come la serie Arma letale, insieme a Mel Gibson, e le cui opinioni politiche – soprattutto quelle che riguardano l’occupazione dell’Iraq e l’attuale Governo Bush – sono considerate sovversive negli Usa dei nostri giorni, sta subendo grandi pressioni anche dal punto di vista della sua carriera. Diversi opinionisti, e in modo più subdolo il sistema dello show business in generale, invitano il pubblico a non comparire ai suoi spettacoli teatrali e i produttori a non contrattarlo per i loro film e pièce teatrali. Commentando questa vera “censura”, Glover dice che: “Si tratta dell’estremismo nazionalista, che ha la tendenza a diventare maniacale. Quando marciamo e salutiamo le bandiere, dobbiamo essere sicuri delle ragioni per le quali lo faciamo. L’idea loro invece è quella di schiacciare qualsiasi forma di opposizione. Qualcosa di molto scuro e di molto sinistro sta accadendo nel nostro paese, e non ammetterlo significa solo che stiamo diventando ciechi”. Sulla nuova censura e le persecuzioni contro gli artisti dissidenti negli USA, ha scritto recentemente la critica d’arte cubana Graziella Pogolotti: “mentre il Maccartismo degli anni 50 si scagliò prima contro i comunisti, poi contro i ‘filocomunisti’ e poi contro quello che nel linguaggio dell’epoca chiamavano ‘criptocomunisti’, questo Neomaccartismo di oggi si scaglia contro la propria tradizione neoliberale degli USA, al reprimere tutte le opinioni avverse a quelle dei conservatori ora al potere”.



LA MENTE IN QUESTE CONDIZIONI

“Nessuna lettura è possibile per un popolo con la mente in queste condizioni. Nessuna frase di un grande scrittore può essere comprensibile per gente così”, disse Ruskin nel 1871 a proposito del pubblico inglese. E lui attribuiva la colpa “all’avarizia”. Ma il concetto di “avarizia” potrebbe essere aggiornato e includere benissimo le forme più moderne di materialismo, di consumismo e di futilità che ci sono tanto familiari. E che evidentemente esistono meno oggi in Inghilterra che altrove.



PERSONAGGI IN ATTESA

Saul Bellow, dal suo discorso per il premio Nobel, nel 1976: “I personaggi, ha detto una volta Elizabeth Bowen, non vengono creati dagli scrittori. Essi preesistono, e devono essere trovati. Se non li troviamo, se non riusciamo a rappresentarli, è colpa nostra. Bisogna tuttavia ammettere che trovarli non è facile”.



IL LETTORE CORTÁZAR

In una intervista a Sara Castro-Klare, Julio Cortázar ha rivelato con queste parole la sua attività di lettore: “La mia condotta come tale, tanto nella gioventù come adesso, è profondamente umile. Voglio dire, forse ti sembrerà una cosa ingenua e sciocca, ma quando apro un libro lo apro come potrei aprire una scatola di cioccolatini, o entrare in un cinema, o sdraiarmi per la prima volta su un letto con una donna che desidero; si tratta cioè di una sensazione di felicità pregustata, di certezza che tutto sarà bello, che tutto sarà fantastico.”



L’EDITORE CHE RISPETTA L’AUTORE

In una recente intervista, il creatore della casa editrice francese Paul Otchakovsky-Laurens, che ha compiuto nel 2003 vent’anni di attività, rivela a Claire Devarrieux alcune particolarità delle sue edizioni: “Sono tutte scelte molto personali, ed è normale che io debba proteggermi. Ho fissato il limite di pubblicazioni secondo le mie proprie capacità di lettura (in questo periodo è di 43 libri all’anno). Parlo di lettura professionale, seria, approfondita. Leggo tutti i libri che pubblico, e li pubblico appunto perché li ho letti. Li difendo come le mie convinzioni. Ho una responsabilità riguardo agli autori, l’ho capito molto presto. Sin dall’inizio della mia attività ho voluto accompagnare tutti gli anelli della catena. Non mi rassegno ad essere un editore dietro una scrivania. Bisogna entrare nelle librerie, leggere tutte le critiche e recensioni, spiegare tutto ai rappresentanti commerciali.” Alla domanda perché non richiede mai ai suoi autori di riscrivere parti dei loro libri, Otchakovsky-Laurens ha risposto che “non si può pensare a un mercante d’arte che dice a un pittore di mettere un po’ più di rosso qua e un po’ più di verde lì. Ho imparato una lezione importante una volta quando lavoravo a Flammarion, riguardo al primo libro di Bertrand Visage, Théatre aux poupées rouges. Avevo trovato nel libro delle cose che non mi convincevano, un personaggio racconta una storia strana, che si è molto allungata e questo squilibrava il testo. Dopo rivolgermi al comitato di lettura, che mi ha dato ragione, ho telefonato a Bertrand Visage per dirgli che doveva riscrivere quel brano. In seguito la Seuil avrebbe accettato quel suo libro senza alcuna alterazione. Io ero rimasto male. Quando il libro è uscito, mi sono reso conto che una delle cose più interessanti in esse era proprio quello che io avevo preso come un difetto strutturale, e che funzionava come un elemento spiazzante, un elemento disturbante nella narrazione ‘ben lubrificata’ del romanzo francese. A partire da allora ho sviluppato l’idea che quello che prendiamo per difetti o equivoci è probabilmente proprio ciò che rappresenta la novità. Oggigiorno, io accetto o rifiuto un libro, e se sospetto che qualcosa in esso non funziona, lo dico all’autore, che deciderà se cambiarlo o no. Un libro è molto simile a un organismo vivente. Se tu lo rileggi tre anni più tardi, non saranno mai gli stessi brani quelli che tu prediligerai, l’economia della tua lettura è stata modificata, quindi bisogna essere molto prudente. Io non sono altro che un semplice intermediario.”


IL CHIRURGO SPUDORATO

Nel suo ultimo libro, The Spooky Art, scritto per celebrare i suoi 80 anni, Norman Mailer, cerca di insegnare agli scrittori alle prime armi alcune regole segrete del mestiere, ma alla fine Mailer non resiste alla sua abituale vena polemica e stronca spietatamente, con molta ironia, scrittori consagrati del suo paese, vivi o morti, come Truman Capote, Joseph Heller, Saul Bellow, William Borroughs, Kurt Vonnegut Jr e Toni Morrison. Praticamente non si salva nessuno tranne lui stesso. Giustificandosi, si dichiara convinto che uno scrittore che, nella sua opera, si preoccupa di non ferire gli altri, i “colleghi”, sarebbe come un chirurgo che, di fronte a un’operazione urgente, si domanda: “Devo fare questa incisione? Devo dare a questa bella giovane una cicatrice che potrà causare problemi alla sua vita sessuale nei prossimi trent’anni?”.


CONDANNATI ALLE GALEE

Trovato tra gli appunti di un monaco del secolo XII: “Se non sai cos’è la scrittura, devi credermi è un’attività di grande sacrificio, e se vuoi una spiegazione dettagliata, lasciami dirti che si tratta di un lavoro penoso: esso rovina la visione, piega le spalle, schiaccia il ventre e la schiena, comprime i reni e lascia tutto il corpo indolenzito (...) Così, come un marinaio arrivato al porto, lo scrittore si compiace di essere arrivato all’ultima riga”.


PIETÀ PER I LIBRI

Un racconto brevissimo dello scrittore tedesco Werner Dürrson, intitolato “Atto breve”:
“ Soffrivo, si ricordò Lohmann, soffrivo per il cavallo sfinito, per la lumaca mezza calpestata sul ciglio della strada, per la vespa divisa a metà, ma anche per il libro che mio padre si metteva a leggere una volta all’anno, solitamente a Natale, e trasalivo quando le sue mani gigantesche afferravano quella fragile forma che a me sembrava un essere vivente, la posavano sul tavolo e, nonostante essa fosse assolutamente arrendevole, la aprivano violentemente, vi sferravano un pugno nel bel mezzo della colonna vertebrale e lo passavano su e giù, la schiacciavano in modo tale che essa, in un primo momento, rimaneva immobile in quella posizione forzata e lui vi si poteva avventare addosso; e le pagine che cercavano di rizzarsi debolmente le piegava con l’unghia del suo pollice enorme, e se neanche questo bastava, perché la colonna vertebrale, con le ultime energie rimaste, ritrovava la propria elasticità, allora afferrava la sua vittima con entrambe le mani e le rivoltava le spalle all’indietro fino a quando le vertebre non scricchiolavano ed essa giaceva là sfiancata, solo a questo punto poteva, con il capo e il busto chini, abbandonarsi, completamente indisturbato alla propria voglia, o cos’altro fosse, mentre il cuore, trattenendo ogni urlo, mi si era stretto nel petto. Peccato che sillabe parole frasi stampate non possano prendere il volo, come semplici pensieri, pensavo. I miei libri in ogni caso, continuava Lohmann, li tenevo ben lontano da lui”
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       Copertina.