TRE SONETTI DI VINÍCIUS DE MORAES



SONETTO DI DEVOZIONE

Questa donna che si getta, fredda
e lubrica nelle mie braccia, e al suo seno
mi avvince e mi bacia e borbotta
versi, promesse d'amore e improperi.
Questa donna, fiore di malinconia
che ride dei miei pallidi timori
l'unica fra tutte a cui ho fatto
le carezze che non avrei mai fatto a un'altra.
Questa donna che a ogni amore proclama
la miseria e la grandezza di chi ama
e in sé conserva i segni dei miei denti.
Questa donna è un mondo! – una cagna
forse... – ma nella cornice di un letto
nessuna donna è mai stata così bella!




SONETTO DI CARNEVALE

Lontano il mio amore, mi si configura
l'amore come un patetico tormento
pensarci è morire di sventura
non pensarci è uccidere il mio pensiero.
Il suo più dolce desiderio diventa amaro
ogni istante perduto è una sofferenza
ogni bacio ricordato una tortura
e gelosia del geloso stesso.
E non facciamo che partire, lei da me
e io da lei, mentre in fretta scorrono gli anni
verso la grande partenza che c'è alla fine
di ogni vita e ogni amore umani:
ma serena lei sa, e io sereno lo so
che se uno resta l'altro parte per redimerlo.




SONETTO DI FEDELTÀ

Prima di tutto, al mio amore sarò attento
e con tanto zelo, e sempre, e tanto
che pur di fronte al maggiore incanto
di esso sia più ebbro il mio pensiero.
Voglio viverlo in ogni vano momento
e in sua lode spargerò il mio canto
e riderò il mio riso e verserò il mio pianto
al suo dolore o alla sua allegria.
E così, quando più tardi mi cercherà
forse la morte, angoscia di chi vive
forse la solitudine, fine di chi ama
io possa dire dell'amore (che ho avuto):
che non è immortale, dato che è fiamma
ma che è infinito fino a quando dura.
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