2 RACCONTI: "IL CONTRABBASSO" E "LA CANDELA"



IL CONTRABBASSO

Franca Dumano


Questa sera la pioggia cade abbondante sui viali alberati di Buenos Aires.
Eppure il temporale non ha scoraggiato il mio pubblico, curioso di ammirare il
fenomeno di una creatura straordinaria. Li sento scalpitare fuori dal tendone,
imprecare, urlare alla cassiera di sbrigarsi. Lo spettacolo sta per iniziare e
questo aumenta l'eccitazione generale.
Io sono calmissimo, al centro della pista buia, pronto, senza trucchi da
preparare.
Non ho mai avuto un camerino: la mia vita è stata una continua esibizione.
Da quando avevo 5 anni, ho amato solo il contrabbasso e le infinite armonie
del suo suono. Mentre infanzia e adolescenza volavano via, danzando ai suoi
suoni ora sensuali ora disperati, sono stato esibito in giro per il mondo come
bambino prodigio, poi come musicista provetto e più tardi come corpo
malformato da studiare.

Nel corso degli anni, la simbiosi interiore con il contrabbasso si è
trasformata lentamente in realtà: la mia scapola sinistra, l'anca e la gamba
corrispondenti si sono progressivamente deformate, fino ad imprimere alle mie
ossa e ai miei muscoli il gioco di curve e rientranze del contrabbasso. Il
braccio sinistro è rimasto immobile in un abbraccio che ci ha unito per
sempre.
E ora, come ogni giorno, lo spettacolo sta per iniziare: al centro della
pista, circondato dal buio nel quale stanno per esplodere luci colorate e
impietose, suono, ancora una volta, il contrabbasso di me stesso, reggendo con
la mano destra un archetto immaginario.



LA CANDELA

Franca Dumano

"La letteratura di emozioni è una letteratura di potenza"
Pier Vittorio Tondelli, L'abbandono.



"No, quella candela verde non gettatela via "- dice l'anziana signora agli
operai della ditta di traslochi, avvicinandosi lentamente alla porta,
attraverso la quale stanno portando via una scrivania.
"Non la lascerò mai, questa candela.la porterò con me.. anche se non sono
sicura di avere una stanza per i miei oggetti, nella casa di riposo in
Liguria in cui mi sto ritirando.forse avrò solo uno squallido letto in una
camerata invasa dagli altri. In fondo, non ho molte pretese: mi basta avere la
vista sul mare e la mia candela. Non la lascerò mai questa candela: gli
ondeggiamenti della sua fiammella sono così parte di me che non ho quasi più
bisogno di accenderla, ormai. E' così bella, con la sua cera verde, ormai
colata sui lati; così elegante, nella sua bugia trasparente, ricoperta di
strane sculture, di cascate di gocce inconsistenti, che alla prossima
scintilla si scioglieranno. E poi, è così saggia questa candela: non si fa mai
trovare quando non c'è la corrente elettrica, si lascia usare solo per fare
luce su cose diverse da quelle che esistono nel mondo caotico che scorre
veloce oltre le lenti dei miei occhiali.Fatico a seguirne eventi e
sconvolgimenti, a comprendere le sue verità incrollabili, destinate a durare
quanto il clamore del loro annuncio."

"Vi sto annoiando, ragazzi, scusate.lo so che dovete lavorare! Se avessi
ancora qualche pezzo della cucina, vi offrirei un caffè.Siete così gentili a
stare ad ascoltarmi. Lo specchio appoggiatelo pure qua, accanto alla finestra;
alla fine, lo porterà via il vostro amico cinese, vuole regalarlo alle sue
bambine. Però la candela non la spostate: potrebbe finire nel mucchio di cose
da buttare. Sapete, era già in questa casa, quando sono arrivata: qualcuno
deve averla dimenticata, oppure, andando via, non avrà avuto la cura di
buttarla. Eppure, questa candela - che già aveva avuto il piacere di accendersi
per qualcuno e consumarsi per far luce - è la cosa più preziosa della casa che
sto lasciando: anni fa, la sua fiammella ha illuminato lo spazio dello sguardo
fra me ed un uomo, poi si è spenta e noi siamo rimasti a guardarci nel buio.Ho
intravisto altri sguardi, alla luce tremolante di questa candela: ho percepito
il brivido della solitudine di chi muore, ho viaggiato nel desiderio di
inventare altri mondi, accesi dai suoi bagliori, ho scoperto nuove stelle,
guardando le sue ombre, proiettate sulle pareti della monotonia e ingigantite
dalla paura di restare sola."

"No, non la lascerò mai la mia candela.non dopo essermi innamorata, nel
tremolio della sua fiamma, delle ombre grigie di ogni sguardo di occhi verdi,
azzurri, neri, che non riuscivo ad incontrare. Non dopo aver trovato nelle sue
gocce di verde scolorito architetture di emozioni intermittenti. Era fragile
la sua luce, una felicità fugace: tutto poteva annullarla nel buio, anche il
soffio di un bambino.bisognava ascoltarla con attenzione: vivere il momento
della luce come un inebriante presente, prima del ritorno all'ombra, che forse
ora sono pronta ad affrontare".



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